Un'indagine in un futuro remoto, o in un domani molto
vicino. Il lavoro disponibile online
Romatoday Redazione 18 Luglio 2014
Disponibile online da Libromania (un marchio De Agostini e
Newton Compton), il nuovo romanzo di Stefano Valente, Il Delegato Poznań è
stanco, un ebook che catapulta il lettore in un’indagine senza respiro
ambientata nel futuro della Terra. Si tratta di un poliziesco che fonde
sapientemente i generi Noir e Hard Boiled alla fantascienza pura, con
situazioni e atmosfere che rievocano la cupezza fumosa e metropolitana alla
Blade Runner e l’asetticità tecnocratica alla Gattaca. Una narrazione
spiazzante, come è consuetudine della scrittura di Valente, nella quale nulla è
come ci aspetteremmo che fosse: il domani prossimo venturo del nostro pianeta,
i suoi equilibri sociali, la stessa lingua parlata dai personaggi. Personaggi
nient’affatto comuni: a cominciare dal protagonista, il delegato per la
Salvaguardia Pubblica Poznań, un investigatore annoiato e disincantato che non
si rassegna ad essere l’ennesima pedina del sistema.
Un investigatore disincantato, non una “pedina” del sistema.
Nei territori della vecchia Europa, nell’era successiva al IV Conflitto, il
delegato per la Salvaguardia Pubblica Poznań è alla prese con il caso più
delicato della sua carriera. Un sequestro di persona, ma non di una persona
qualsiasi. Una cellula terroristica ha rapito il giovane amante del Ministro
della Propaganda e i vertici del nuovo ordine annaspano nel panico più totale.
Rimettere insieme i pezzi di un mosaico di cui si conosce solo un frammento è
un’impresa ardua anche per uno degli investigatori più esperti dell’apparato. Così,
mentre Poznań fatica a sciogliere tutti i nodi dell’intricata vicenda, la
realtà intorno a lui, lentamente, perde nitidezza. Ombre si addensano sui volti
dei più insospettabili esponenti del regime, solo maschere di cui lo stesso
Poznań comincia a dubitare. Chi è la vera vittima in tutto questo caos? Cosa si
nasconde dietro al rapimento dell’amante del Ministro? Ma soprattutto, perché è
stato scelto proprio lui? Perché proprio Poznań?
Un romanzo visionario: Il Delegato Poznań è stanco è un
romanzo visionario nel segno dei classici della letteratura distopica, da 1984
di Orwell a Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, fino a V per Vendetta. Il mondo in cui si
muove ed è costretto a indagare il disincantato, “stanco” funzionario di
polizia Poznań, ha il volto ipocrita della falsa libertà, della democrazia
imposta, dove ogni dissenso è schiacciato dall’alto delle gerarchie dominanti.
Una società d’apparenza e struttura che può tollerare esclusivamente il potere,
chi lo detiene e la fitta schiera dei suoi cortigiani. Dove ogni forma di
resistenza e di ribellione è costretta a combattere una guerra segreta, ad
altissimo rischio, e per farlo deve nascondersi al di fuori della Terra, nelle
Colonie dello spazio esterno. Perché « Loro ti osservano, Loro ti ascoltano,
Loro sanno sempre dove sei...».
Con Il Delegato Poznań è stanco Stefano Valente costruisce
un intreccio incalzante nel quale la lotta del protagonista per la verità
finisce per far emergere i lati più oscuri della globalizzazione. Non soltanto,
quindi, una storia avvincente – da “divorare” sotto l’ombrellone – ma anche una
critica della deriva della civiltà “occidentale” con i suoi aspetti più
inquietanti, come la centralizzazione della supremazia, il consenso obbligato e
l’asservimento di comodo, l’annullamento dei deboli e dei diversi, l’omofobia.
L’autore: Stefano Valente, glottologo e lusitanista, è
studioso delle lingue e letterature ibero-romanze. Tra i titoli pubblicati: il
romanzo storico Del Morbo – Una cronaca del 1770 (Serarcangeli, 2004), Premio
Athanor; il thriller esoterico Lo Specchio di Orfeo (Barbera, 2008), tradotto
anche in Portogallo (O Espelho de Orfeu – Ésquilo Edições) e La Serpe e il
Mirto (1978), edito da Parallelo45 nel novembre scorso. Nel 2013 ha vinto il
premio “Linguaggi Neokulturali” (www.kultural.eu) con l’inedito Di altre
Metamorfosi, primo su 2046 romanzi, nel quale affronta da nuovi punti di vista
la tematica della “pericolosità” e del rifiuto della diversità. La sua è una
scrittura colta, attenta ai vari livelli di linguaggio, che ama sperimentare
nuove strutture narrative, spesso “giocando” – e incrociando – i più diversi
generi letterari. Da sempre insegue e tenta di descrivere «quel tratto,
quell’attimo comunque decisivo, in cui l’essere umano agisce – o si estrania –
e nega se stesso scoprendo il suo contrario».